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Pensioni minime in aumento nel 2023: cosa cambia in base all’età e all’Isee

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Pensioni minime in aumento: ritardi per marzo 2023

Pensioni minime, arriva l’aumento. Il governo infatti sta lavorando a un aumento che verrà luce nel 2023. Si sta discutendo nelle ultime ore della possibilità di alzare i trattamenti pensionistici più bassi fino a 570 euro. I partiti della maggioranza sono, però, convinti che si possa arrivare anche a una cifra maggiore, nonostante il totale delle risorse messe a disposizione dal Tesoro non sia altissimo. Per quanto riguarda l’Opzione donna, questa è ancora in fase di valutazione.

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A chi è destinato l’aumento?

La fascia selezionata sarà la più anziana e meno abbiente di pensionati, che potrebbero vedere un aumento dei trattamenti minimi fino a 600 euro. Questa è l’ipotesi della maggioranza, alle prese con gli ultimi emendamenti alla manovra. La legge di Bilancio prevede una maggiorazione del 120% per le pensioni minime che dal 7,3% di riferimento passeranno all’8,7% con un importo che si alza a 570 euro mensili. L’incremento, finanziato con 210 milioni per il 2023, è solo un primo passo verso l’obiettivo dei mille euro per le pensioni minime a fine legislatura. A questo proposito, la maggioranza pensa che si possa fare di meglio, a guidare questa fazione Forza Italia. Secondo la maggioranza sarebbe infatti possibile arrivare fino a 600 euro di pensione minima per fasce selezionate, visti i 400 milioni di euro messi a disposizione dal Tesoro.

Quali sono i criteri di assegnazione?

L’idea sarebbe mettere a disposizione un aumento alle pensioni minime per i pensionati over 70 con un Isee basso. soluzione che sarebbe compatibile con i saldi complessivi dell’intervento previdenziale. In cantiere rimane sempre la lavorazione di Opzione Donna che però rimane estremamente costosa, contando per 12 mesi circa 100 milioni di euro. Tra le opzioni che si sono prese in considerazione c’è anche quella di un possibile ritorno alla misura attualmente in vigore inserendo, però, una proroga temporanea di limitazione mensile anziché annuale. Questo consentirebbe di risolvere il problema della clausola che lega l’anticipo pensionistico al numero dei figli.

Il Superbonus

Un altro tema a lungo dibattuto è il Superbonus, in questo caso FDI e FI si trovano in accordo. E’ possibile la posticipazione del termine per il deposito della Cila fino al 31 Dicembre, per continuare ad usufruire del 110% che l’intervento per sbloccare quello che l’Abi bolla come “nodo gordiano” delle norme relative ai crediti. Torna l’idea già proposta dall’Abi e dall’Ance di usare lo strumento degli F24. Sull’argomento si esprime il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, che esprime il suo dissenso nella proroga del superbonus perché “non è quello il problema. Il problema sono i crediti di imposta, stiamo tendando di trovare su questo una soluzione”. Per quanto riguarda la questione fiscale è confermata l’ipotesi di alzare da 1000 a 1500 euro la soglia che ammetterebbe la cancellazione delle cartelle esattoriali maturate entro il 2015. 

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