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“Processo Scarface” per il Clan di Silvio: chieste condanne per 178 anni di carcere, a ottobre la parola alla difesa

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vigile a processo per aver preso una mazzetta

178 anni di carcere: questa la richiesta da parte del Pubblico Ministero per gli imputati nel Processo Scarface, che vede a giudizio i componenti del Clan Di Silvio. La requisitoria del Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma Luigia Spinelli si è svolta presso il Tribunale di Roma a Piazzale Clodio, dinanzi al Giudice Angelo Giannetti e, al termine, sono state formulate le richieste di condanna.

Durante la precedente udienza, nel luglio scorso, il Gup Giannetti aveva respinto le richieste degli imputati che chiedevano il rito abbreviato condizionato. Tutti sono giudicati con il rito abbreviato secco, tranne Massimiliano Del Vecchio, accusato di un reato senza l’aggravante mafiosa.

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L’operazione della polizia

Gli arresti sono frutto di un blitz della polizia, avvenuto il nell’ottobre del 2021 a Latina, a seguito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, che ha portato a 33 arresti. L’accusa, a vario titolo, è di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio di droga, furto, detenzione e porto abusivo di armi, reati aggravati dal metodo mafioso e da finalità di agevolazione mafiosa. Le indagini erano avevano avuto spunto da alcune spedizioni punitive organizzate nel centro storico di Latina e da richieste estorsive rivolte ad esercenti commerciali della cosiddetta movida. Proprio queste hanno evidenziato il tentativo da parte della famiglia Di Silvio di assumere il controllo del territorio in questa parte della città. 

Le richieste di condanna del Pubblico Ministero

Il Pm ha ripercorso tutte le attività di indagine e, alla conclusione della requisitoria, sono state formulate le richieste di condanna per gli imputati: 20 anni per Antonio Di Silvio detto Patatino e Ferdinando Di Silvio detto Prosciutto figli di “Romolo” e per il genero Fabio Di Stefano detto il Siciliano. 16 anni e 8 mesi per il fratello di “Romolo” e numero due della famiglia, Carmine Di Silvio detto Porcellino. 12 anni per l’altro fratello di “Romolo”, Costantino Di Silvio, detto Costanzo8 anni e 8 mesi per Riccardo Mingozzi.  8 anni e 4 mesi sia per Costantino Di Silvio, detto Cazzariello che per Daniel Alessandrini8 anni sono stati richiesti per Michele Petillo Mirko Altobelli7 anni e 4 mesi è invece la richiesta per Marco Ciarelli Manuel Agresti. 6 anni e 8 mesi per Alessandro Di Stefano. 6 anni per Simone Di Marcantonio, 5 anni per Alessandro Zof. 5 anni per Simone Ortenzi e Anna Di Silvio, infine 3 anni per Salvatore Di Stefano e il figlio Franco Di Stefano.

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Le motivazioni

Agli imputati vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, furto, detenzione e porto abusivo di armi, tutti aggravati dal metodo mafioso e da finalità di agevolazione mafiosa. Nel processo si sono costituiti parte civile il Comune di Latina, rappresentato dall’avvocato Anna Caterina Egeo, l’associazione ‘Caponnetto’, con l’avvocato Licia D’Amico, l’Assocrimine e il collaboratore di giustizia Emilio Pietrobono.

Le prossime udienze sono state fissate per il 18, 19, 20 e 21 ottobre prossimi, quando la parola passerà al collegio difensivo composto dagli avvocati Alessia Vita, Sandro Marcheselli, Oreste Palmieri, Luca Melegari, Alessandro Farau, Maurizio Forte, Giancarlo Vitell, Antonino Castorina e Alessandro Paletta. Poi il Gup entrerà in Camera di Consiglio per la sentenza.

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