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Omicidio Diabolik, ucciso con la pistola di un poliziotto: la Dda alla ricerca dei mandanti

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processo per l'omicidio diabolik, sentita la moglie

Le indagini sull’omicidio di Fabrizio Piscitelli, ai più noto come Diabolik, sono tutt’altro che chiuse. Gli investigatori stanno concentrando le loro indagini sulla pistola con la quale è stato freddato il capo ultrà della Lazio, ma anche sullo scooter utilizzato dall’assassino per la fuga, entrambi di proprietà di un poliziotto. Secondo gli inquirenti qualcosa non torna e stanno cercando, tramite una serrata attività investigativa, di capire di cosa si tratti.

La pistola con cui è stato ucciso Diabolik era di un sovrintendente di Polizia

Lo scooter, un Piaggio Beverly 300, e la pistola di ordinanza con 15 munizioni, lasciata nel bauletto, sono stati rubati in viale Antonio Ciamarra, a un sovrintendente il 4 agosto del 2019. È proprio il poliziotto a denunciare il furto di motorino e della beretta modello 92 Fs che verrà utilizzata dopo tre giorni per uccidere Diabolik al parco degli Acquedotti.

A seguire, forse come atto dovuto, probabilmente per escludere ogni coinvolgimento dell’agente derubato, sono state svolte indagini sul traffico telefonico del sovrintendente. Non è emerso niente che abbia destato sospetti degli investigatori, nè nei giorni prima, ne in quelli successivo all’omicidio di Piscitelli. Ma le indagini vanno avanti, fino a quando la magistratura inquirente ha deciso di procedere nei confronti dell’argentino Raul Esteban Calderon, ritenuto dagli inquirenti l’esecutore materiale e accusato di Omicidio aggravato dal metodo mafioso. Ma restano ancora domande: chi sono stati i mandanti? Un quesito al quale, al momento, le attività investigative non hanno dato risposte.

‘Arruolati’ 3 magistrati della Dda per risolvere il caso

Il caso Diabolik resta intricato. Difficile da risolvere. Ma le indagini vanno avanti con altri giudici incaricati di coordinare le attività investigative, provenienti dalla Direzione distrettuale antimafia: Mario Palazzi, Giovanni Musarò, Francesco Cascini, che lavoreranno insieme a Corrado Fasanelli e Rita Ceraso. La Procura non sembra intenzionata a demordere, è decisa a fare luce sull’omicidio dell’ultrà della Lazio. 

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