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Simone Baldini, chi è atleta paralimpico che ha spalato il fango in Emilia Romagna: la sua storia

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‘Iron Baldo’ è stato soprannominato così Simone Baldini, l’atleta paraolimpico 42enne originario di Roma che è andato Forlì per spalare il fango. Ha raggiunto la città alluvionata per dare il suo contributo ai soccorsi, ma ripete continuamente: ‘Non sono un eroe’. Eppure la sua foto è diventata un simbolo di chi non si ferma davanti a nulla pur di dare una mano, pur di dimostrare solidarietà. Simone è in carrozzina da quando è adolescente, perché è stato colpito da un virus al midollo spinale, ma questo non gli ha impedito di spalare fango.

Simone è figlio di un vigile del fuoco in pensione

Il 42enne romano, vive da anni a San Marino, e quando domenica gli è stato proposto di andare ad aiutare, non ha esitato è partito subito alla volta di Forlì dove ha trovato una situazione disastrosa. Ma lui la spinta necessaria, quella che induce le persone a mettere a disposizione degli altri il proprio operato ce l’ha nel Dna. È figlio di un vigile del fuoco ormai in pensione che non si è mai tirato indietro quando c’è stato da andare prestare soccorso in varie tragedie avvenute in Italia.

Lo choc del campione paraolimpico di fronte alla situazione di Forlì

È rimasto scioccato di fronte a quello che ha trovato a Forlì. “La disperazione – ha sottolineato -. Il disastro più totale. Qualcosa di devastante a livello morale”. Ma Iron Baldo di fronte a quello scempio si è rimboccato le maniche e ha fatto quanto è stato possibile per rimuovere detriti e cercare di restituire dignità alla popolazione. Ma non si tratta di un episodio isolato. Ossia, Simone non vuole che il suo intervento si riduca a un episodio isolato. Vuole tornare a Forlì per aiutare ancora, perché purtroppo, prima di far tornare la normalità “ci vorranno mesi”.

Una malattia che ha aiutato Simone a riscoprirsi e riscoprire il valore della solidarietà

A 42 anni e con un problema fisico provocato da un virus, Simone non ha assolutamente perso la voglia di vivere, anche attraverso l’impegno sociale. La malattia lo ha aiutato a riscoprirsi e anche a riscoprire le persone che gli sono state vicine in un momento difficile. Superato il periodo più brutto, forse proprio quello dell’accettazione di quanto gli era capitato si è rialzato e si è dedicato allo sporto paralimpico: handbike, thriatlon, canottaggio. Una passione che ha perseguito con costanza tanto da approdare nella Nazione e da poter sognare di andare alle Olimpiadi.

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