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Terremoto politico ad Anzio: si dimettono 5 consiglieri e un assessore

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Comune di Anzio: si dimettono 5 consiglieri e un assessore

Non c’è tregua ad Anzio dopo il terremoto che ha sconvolto la classe politica del comune sul litorale romano. Prima i 65 arresti e la maxi operazione all’alba che ha fatto emergere come la Ndrangheta, la mafia, sia ben inserita nel territorio, poi quelle infiltrazioni e il sostegno durante il periodo delle elezioni a diversi personaggi di spicco dell’amministrazione. Politici che sarebbero stati favoriti e aiutati e che oggi ricoprirebbero ruoli importanti. 

Anzio e le dimissioni dei consiglieri

Alcuni consiglieri hanno, forse, anticipato ‘le mosse’ e hanno deciso di dimettersi. Tra loro quelli di  Progetto Anzio, Flavio Vasoli, Giuseppina Piccolo e Stefania Amaducci. Ma non solo. A lasciare l’incarico anche Cinzia Galasso e Roberto Camilli di Fratelli d’Italia el’assessore di FdI Laura Nolfi. Probabilmente le motivazioni sono da ricercare in quel terremoto politico che ha stravolto la città, che ora deve fare i conti con una grande crisi. E con un grande peso da portare ‘sulle spalle’ perché i 65 arresti e le infiltrazioni mafiose hanno gravato molto sull’immagine di quello che dovrebbe essere un fiore all’occhiello del litorale romano. 

Le motivazioni

Sono stati proprio i consiglieri a spiegare le motivazioni di questa decisione: “Con la nascita del gruppo consiliare “Progetto Anzio“, ci eravamo posti l’obiettivo di continuare a lavorare e dare il nostro contributo costruttivo, di idee e proposte, nel pieno interesse della collettività, nonostante non ci riconoscessimo più con l’agire politico dell’attuale amministrazione comunale. Il nostro obiettivo era, come sempre, quello di lavorare per il bene e per le istanze delle persone e dei territori. Oggi, abbiamo deciso, dopo una attenta riflessione, di presentare le nostre dimissioni da consiglieri comunali: la nostra scelta oltre ad essere l’ultima tappa di questo percorso è un atto doveroso per la Città. Nonostante condividiamo l’utilità della commissione d’accesso per fare chiarezza e confidiamo nel lavoro della magistratura – spiegano – siamo consapevoli dell’immobilismo politico che ne consegue. Dunque, se prima era difficile poter dare il nostro contributo all’attività amministrativa, adesso sarà quasi impossibile. E, come ampiamente dimostrato, noi non siamo persone che vogliono tenersi una poltrona per forza. Lo ribadiamo: i cittadini hanno bisogno di risposte concrete. Adesso, utilizzeremo questo momento per costruire un nuovo progetto politico, avvicinando uomini e donne in grado di dare il loro contributo nella stesura di un programma, che sappia delineare la visione di una città futura, restando sempre vicini alle reali esigenze della nostra comunità” – concludono in una nota.
 
Perché se da una parte la magistratura dovrà fare, come è giusto che sia, tutte le indagini, dall’altra questi consiglieri sanno bene che il percorso sarà lungo. E che gli verrà dato poco spazio per valorizzare la città di Anzio, come merita. 

Ndrangheta ad Anzio

Tra i 65 arrestati anche due militari dell’Arma: uno ai domiciliari, l’altro in carcere. Sì, perché avrebbero fornito informazioni riservate e avrebbero così violato il segreto di ufficio. Le indagini si sono concentrate su due carabinieri, che prestano servizio in una delle caserme del litorale, e hanno evidenziato gravi indizi in ordine alla rivelazione di informazioni riservate a favore del sodalizio di tipo mafioso. Entrambi sono destinatari della misura cautelare  e sono gravemente indiziati di rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficiomentre uno dei due dovrà anche rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa. A febbraio, tra l’altro, poche ore dopo il blitz erano stati perquisiti anche gli uffici comunali di Anzio e Nettuno perché l’obiettivo era trovare documentazione utile: tutti i pc erano stati fatti spegnere e ai politici era stato vietato l’ingresso. Ma le intercettazioni avrebbero fatto emergere qualcosa di strano.

Le intercettazioni e il sostegno al sindaco De Angelis

Sotto la lente degli investigatori della Dda, coordinati dai procuratori aggiunti Michele Prestino e Ilaria Calò, le elezioni del 2018 ad Anzio, che hanno portato alla vittoria l’attuale sindaco Candido De Angelis. Secondo gli inquirenti Bruno Gallace e Davide Perronace, due tra gli arrestati, avevano offerto il loro sostegno alla campagna elettorale. Nell’inchiesta emerge un rapporto con il Primo Cittadino e con i consiglieri comunali Giuseppe Ranucci, Gualtiero Di Carlo, Aristodemo Lauri e con altri consiglieri.

Secondo gli inquirenti, come si legge nell’ordinanza a firma del Giudice per le Indagini Preliminari Livio Sabatini, “il sostegno offerto dal sodalizio criminale si è concentrato nella località denominata Falasche, corrispondente alle sezioni 15, 16 e 17”, dove i candidati della lista del sindaco avevano preso più preferenze. A supporto di questa tesi, viene riportata un’intercettazione in cui Perronace dice: “Sto qui con il mio compare e sto vedendo di rimediare qualche voto… Alle Falasche… a Via Artena”. Dal canto suo il Sindaco, che subito dopo l’operazione aveva chiesto di parlare con il Prefetto, si dichiara estraneo. Pronto a dimostrare la correttezza della sua Amministrazione, che ora sembrerebbe essere sempre meno solida. 

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