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Roma. Uccide l’amico con 30 coltellate, ma è infermo di mente: due medici a processo

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morto per intossicazione da botulino

Ha ucciso Massimo Monteneri con 30 coltellate pensando di trovarsi di fronte a ‘un elfo malvagio’. Il 38enne Marco De Silli ha commesso l’omicidio in preda a una crisi psichiatrica, tanto è vero che è stato assolto per infermità totale di mente. Ma i due medici dell’Asl1 in via Lablanche a Roma, che avevano in cura il giovane omicida, ora sono stati rinviati a giudizio – come riporta Repubblica -, perché non fecero tutto quanto era nelle loro possibilità, secondo la pubblica accusa, per evitare quell’omicidio.

Cosa è successo

Il fatto è successo il 20 ottobre del 2017, quando la vittima era ospite per qualche giorno in casa sua. Purtroppo De Silli, secondo gli accertamenti peritali che sono seguiti, non era in grado di comprendere. Era davvero convinto di trovarsi di fronte a un elfo pericolo ‘per il mondo’. E quel giorno la sorella Roberta era andato a trovarlo e aveva chiesto aiuto ai medici del Cim, perché aveva capito che qualcosa non andava. Purtroppo, però, l’intervento era arrivato troppo tardi.

L’assassino è stato in carcere per un anno, finché non è stata accertata la sua infermità

Per l’omicidio di Massimo Monteneri, il 38enne era stato rinchiuso per un anno in carcere, finchè non è stata accertata la sua condizione di salute e la sua incapacità per infermità di mente, quando poi è stato trasferito in una struttura sanitaria.

Purtroppo non era nuovo a episodi di violenza, il 38enne aveva già aggredito il cognato e i fratelli. De Silli, dopo aver girato varie strutture, a causa di problemi psichiatrici che si erano manifestati all’indomani del servizio militare, era arrivato nel centro Asl di via Lablanche. Ed è proprio in capo ai medici della struttura sanitaria che la Procura di Roma ha ritenuto di far cadere le responsabilità, in particolare, nei confronti dei due medici ai quali la sorella di De Silli aveva chiesto aiuto in quel maledetto 20 ottobre di cinque anni fa.

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