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Affari sporchi a Nuova Ostia, tra racket di case popolari e droga. La gente perbene: «Abbiamo paura»

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Rifiuti buttati a Ostia dopo l'occupazione del garage

Nuova Ostia, case popolari comprese tra piazza Gasparri e via dell’Idroscalo. Qui gli appartamenti di via del Sommergibile, via Domenico Baffigo, via Antonio Forni e via Franco Storelli sono spesso al centro dell’attenzione e di certo non per cose belle. Blitz delle forze dell’ordine, sveglia prima dell’alba con elicotteri che sorvolano la zona alla ricerca di qualcuno o semplicemente per coordinare le operazioni. Ma Nuova Ostia non è di certo solo questo. 

Le facce di una complessa realtà sono due. Da una parte gente perbene, tanta, che la mattina si alza presto e va a lavorare. Che la notte vorrebbe dormire e non essere svegliato dalle continue liti messe in atto per regolare i conti non chiusi durante il giorno. Che cerca di educare i propri bambini, che li manda a scuola facendo sacrifici. E che vorrebbe vivere in case che non cadano a pezzi e camminare in strade che non sembrino discariche. Dall’altra chi da qui gestisce traffici e detta regole in una zona dove regole sembrano non essercene proprio.

L’ultima occupazione: ‘preso’ un garage

Ed ecco che allora si occupano case e garage, come è avvenuto sabato 19 agosto in via Storelli. Un uomo ha forzato la serratura di uno dei locali al piano terra, di proprietà del Comune di Roma. È avvenuto tutto con la massima calma e tranquillità. Sotto l’occhio attento di chi gestisce il traffico delle occupazioni e decide chi può entrare e chi no, l’uomo – uno straniero – ha svuotato il garage dei mobili del precedente “inquilino”, buttandoli in strada, a qualche decina di metri di distanza. Non troppo vicino al garage, per non puntare subito l’attenzione sulla nuova occupazione in corso. Poi, una volta sgomberato, ha preso possesso della sua nuova abitazione. Una prassi ormai consolidata, gestita in zona da un uomo detto “il Siciliano”. Lui deciderebbe chi può entrare nei garage. I rifiuti, nel frattempo, giacciono a terra impietosi, tra strada e marciapiede, a ridosso dei cassonetti.

Tutto intorno le case popolari che mostrano i segni dell’assenza delle istituzioni. Muffa sulle pareti interne, dove pezzi di intonaco si staccano,  Qui qualche giorno fa, il 1° agosto, un’impalcatura è crollata addosso un bimbo di 9 anni che stava passando con la sua bicicletta in via della Corazzata. Giancarlo è stato travolto dall’impalcatura, rimanendo incastrato. Ferito alla testa e alla schiena, è poi stato portato in codice rosso dinamico all’ospedale Bambino Gesù di Roma. E non era neanche la prima volta. Lo scorso 8 marzo un altro ponteggio si era staccato in via Umberto Cagni all’altezza del civico 28 A, finendo addosso a un anziano, anche lui a passeggio con la sua bicicletta, stavolta del modello a tre ruote. L’uomo, con disabilità e difficoltà motorie, era rimasto gravemente ferito ed era stato trasportato dal personale sanitario del 118, in codice rosso all’ospedale Grassi di Ostia.

Rifiuti buttati a Ostia dopo l'occupazione del garage
Rifiuti buttati a Ostia dopo l’occupazione del garage

 

Le case popolari, gli spari e i traffici di droga

Che tra le case popolari e i garage giri la droga è risaputo. I palazzi sono delle vere e proprie fortezze dove si spaccia a tutte le ore. La sostanza stupefacente viene nascosta nei punti più diversi, dai lavatoi ai sottoscala. Per evitare i controlli delle forze dell’ordine ci sono le vedette, oltre alle telecamere, messe direttamente sui portoni oppure negli androni delle scale, collegate direttamente agli appartamenti dei pusher. In questo modo gli spacciatori si accorgono in tempo di chi arriva, sia che sia un cliente sia che siano, al contrario, poliziotti o carabinieri. E, in questo caso, ecco che la “roba” sparisce in pochi minuti, gettata dalla finestra o nello scarico del bagno. Tanto, fino a quando gli agenti riescono a fare irruzione, c’è tutto il tempo necessario: davanti alle porte sono state messe pure le grate in ferro, per proteggere i “fortini”.

Ma qui si spara anche. Basta sgarrare ed ecco che arrivano i colpi di pistola. Gambizzazioni per avvertire, omicidi quando l’avvertimento non è sufficiente. Come nel caso dell’omicidio di Fabrizio Vallo, pregiudicato 48enne. L’uomo è stato ucciso la sera tra il 2 e il 3 febbraio, intorno a mezzanotte. Contro di lui 13 colpi di pistola, di cui 11 andati a segno. Una vicenda legata proprio all’occupazione di un alloggio popolare in via Guido Vincon. A ucciderlo, un suo parente.

Auto bruciata sotto le case popolari a Ostia
Auto bruciata sotto le case popolari a Ostia

Le famiglie “storiche”

Qui, nei dintorni di piazza Gasparri, feudo delle famiglie Fasciani e Spada, si rispettano ancora le regole dei vecchi boss, anche se ormai sono rimasti solo gli eredi e gli affiliati dei capoclan. A gennaio di quest’anno una coppia legata al clan Fasciani – Rosario F. e sua moglie Sabrina M. – è stata arrestata per aver occupato illegalmente ben 4947 mq. Appartamenti, box, cantine e negozi in via delle Ebridi e via Martinica, tutti appartenenti all’Ater.

Otto locali extra-residenziali erano inoltre stati affittati accatastandoli impropriamente a loro nome. Sotto sequestro preventivo 75 cantine, un’abitazione e 7 locali commerciali, tra cui una palestra, una pizzeria, un bar, un negozio di materassi, un negozio adibito alla vendita di artifizi pirotecnici, un’attività di tappezzeria per auto e una onlus.

I box affittati a Netflix

E un box in via delle Ebridi era stato dato in affitto addirittura a Netflix, che lo aveva preso per raccontare la malavita di Ostia nella serie tv Suburra. La casa di produzione, ovviamente, non sapeva che si trattava di locali occupati abusivamente. E avrebbe pagato all’uomo oltre 9.000 euro per girare le scene ambientate nel quartiere lidense. Tre mesi dopo l’uomo, che oltre a essere legato da rapporti di parentela ai Fasciani era pure collegato agli Spada, è stato nuovamente arrestato. Secondo l’accusa, infatti, avrebbe messo a disposizione delle due famiglie malavitose i locali occupati abusivamente che venivano usati per lo stoccaggio di materiale illecito, armi e ingenti quantità di droga. 

Il 64enne, per non smentire il metodo mafioso, avrebbe pure minacciato un suo operaio con un’arma da taglio, per poi colpirlo con una sedia in metallo, ferendolo alla schiena. Tutto questo perché l’operaio aveva osato chiedergli lo stipendio dopo un mese di lavoro. Ma chi comanda adesso a Ostia, a prescindere dai cognomi e dai clan, sono spesso le donne. Sono loro che muovono le pedine, mentre gli uomini sono la parte armata. Le donne non si tirano indietro. E sanno perfettamente cosa fare, soprattutto quando i loro compagni sono magari in carcere o ai domiciliari e non possono muoversi. 

case popolari Ostia nuova
case popolari Ostia nuova

Le forze nuove: i cileni

Salendo in direzione dell’Idroscalo, altra area di spaccio, troviamo le nuove leve. Già in via Baffigo o in via Forni si trovano alcuni cosiddetti “cani sciolti“, persone che agiscono da sole, senza rispondere a nessuno delle proprie azioni. Furti, scippi, piccole rapine. Si affiancano ai clan per convenienza, su commissione, solo in caso di necessità, la propria. Ma solitamente preferiscono ‘lavorare’ per conto proprio. Sono pericolosi proprio perché non hanno ‘padroni’ e non seguono neanche le regole dettate dai boss locali. Ma, fino a quando non vengono pestati i piedi a nessuno, tutto va bene. 

E poi ci sono i cileni. Vivono perlopiù nelle case all’Idroscalo, nei pressi della foce del Tevere, per controllare lo spaccio della zona, ma alcuni si sono insediati in via Forni. Molti vanno e vengono, vengono “arruolati” dalla malavita per brevi periodi, per poter svolgere servizi di vario tipo. Poi vengono sostituiti. Meglio prendere facce nuove, nomi nuovi, per confondere le acque e non essere rintracciati facilmente. Sono loro che possono usare più facilmente le armi per conto di qualcun altro. Ma sono anche quelli che, a volte, i colpi di pistola li prendono. E non parlano anche se sanno da chi li hanno ricevuti, fosse anche il vicino di casa. Meglio tacere, perché le vendette sono sempre pronte. E lo Stato non lo è altrettanto Certo, ci sono anche quelli che restano. E sono quelli che a Ostia questo traffico lo conoscono bene. 

case popolari via dei Sommergibili
umidità alle case popolari via dei Sommergibili

“Lasciati a noi stessi, abbiamo paura”

“Che parlo a fare? Ho paura”. Laura, nome di fantasia, è scoraggiata. Vive in via Storelli, all’angolo con via Baffigo, e ne vede di tutti i colori. Per mesi ha provato ha rivolgersi al Municipio per segnalare il degrado che si vede affacciandosi dalla sua finestra. La notte si sveglia sentendo urla, liti o gemiti. Nessuno ha risposto alle sue richieste . “Qui sotto spacciano, si prostituiscono, scaricano rifiuti. Succede di tutto. Ma la mia è una famiglia perbene, come ce ne sono tante altre. Abbiamo il diritto di vivere tranquilli, invece ci dobbiamo trincerare in casa, dopo una certa ora. E l’estate dobbiamo stare con le finestre chiuse, se vogliamo dormire. Altrimenti ogni notte assistiamo a qualche spettacolo”.

Laura sta ancora aspettando che bonifichino l’area sotto la sua casa. “Lo avevano promesso anche pubblicamente, ma alle parole non sono mai seguiti i fatti. Qui i politici vengono solo per chiedere i voti. Poi spariscono. In questo modo si vive male, se sei una persona perbene, ma dove andiamo? Noi vogliamo restare qui, perché una volta non era così, si riusciva a stare bene, c’erano più controlli, anche da parte della polizia e dei carabinieri, ora non si vede più nessuno. Le case ci cascano addosso perché l’ente non fa manutenzione e al massimo incarta i palazzi, nei garage dobbiamo avere paura ad entrarci. Ci hanno abbandonati tutti: il Municipio, il Comune, lo Stato. Ci cercheranno solo se serviranno testimoni per qualche omicidio o preferenze alle prossime elezioni”.

Il degrado all’ex campo sportivo

“Ci è stato promesso che sarebbero venuti, anche per ripulire l’area dell’ex campo Morandi, ma anche quella del limitrofo ex circolo del tennis“, spiega Stefania, anche questo nome di fantasia. Hanno paura di essere riconosciute. E di avere ritorsioni. “E invece qui è tutta una discarica. Dentro l’ex centro sportivo prima viveva uno straniero, nella casupola. Urla e liti quasi tutte le notti. Adesso sono in due. A lui si è aggiunta una donna. E se in precedenza era solo lui a spogliarsi nudo e girare senza vestiti a tutte le ore, adesso lo fa anche lei, senza pudore. In quel posto ci sono cumuli di rifiuti e una puzza tremenda”.

È qui che pochi giorni fa c’è stata una violenta aggressione, con 3 persone che hanno pestato una quarta per farsi ridare 1.000 euro. “Ogni notte ce n’è una. E qui dentro si prostituiscono anche, negli spogliatoi. Sentiamo i gemiti dalle nostre finestre. Possibile che nessuno faccia niente? Il Municipio fa promesse che non mantiene. Non passa una pattuglia neanche a pagarla, qui è terra di nessuno. E noi abbiamo paura a uscire di casa“.

case popolari via dei Sommergibili
case popolari via dei Sommergibili
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