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Roma, intascò la mazzetta dall’imprenditore vicino al clan: Vigile condannato

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vigile a processo per aver preso una mazzetta

Intasca una ‘mazzetta’ per chiudere un occhio su irregolarità riscontrate nel locale di un imprenditore napoletano, vicino al clan Moccia, situato sulla Tiburtina che altrimenti rischiava di essere chiuso. Per questo un vigile urbano del IV gruppo è stato indagato, dapprima per corruzione, ma nel corso del processo il capo di imputazione è stato riqualificato in traffico di influenze illecite. Un reato per il quale l’agente è stato condannato dal tribunale di piazzale Clodio a un anno di reclusione, mentre l’imprenditore, nonostante la richiesta di condanna da parte della Procura della Repubblica, è stato ritenuto estraneo a quei fatto ed è stato assolto.

I fatti che hanno portato a indagare l’agente della Polizia municipale

Gli investigatori avrebbero svolto indagini minuziose sul caso per appurare che, nel maggio del 2018, il funzionario di Polizia locale avrebbe preso 150 euro in contanti, con la promessa di una somma più consistente, come riporta Il Messaggero, per ‘compiere reati contrari ai doveri d’ufficio’. Sarebbe stato l’imprenditore napoletano a chiedere aiuto all’agente il quale non si sarebbe negato, ma anzi avrebbe accertato l’esistenza di irregolarità, relative al locale sulla Tiburtina, a causa delle quali rischiava di essere chiuso. E sarebbe stato sempre l’imprenditore a denunciare l’accaduto agli inquirenti, consegnando loro un video nel quale vengono consegnate le banconote al funzionario della Municipale. 

Il vigile urbano è stato condannato, ma l’imprenditore assolto

Nonostante la condanna del vigile urbano l’imprenditore vicino al clan Moccia è stato assolto. Eppure si tratta di un volto già noto alle forze dell’ordine, tanto che sempre nel 2018 aveva chiesto e ottenuto informazioni secretate su indagini in corso, dalla segretaria di un procuratore aggiunto che, per aver spifferato notizie riservate, era finita in manette. In quel caso sia la segretaria, sia l’imprenditore era stati condannati: la prima a 7 anni e sei mesi – condanna pronunciata dal giudice d’Appello -; l’altro a 8 anni e sei mesi.

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