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Roma. Noto conduttore aggredito e picchiato selvaggiamente: ‘Mi sono sentito come Willy’

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Alessio Caprera

Lo hanno avvicinato mentre era al telefono e lo hanno aggredito cogliendolo di sorpresa, spingendolo violentemente e buttandolo a terra. Poi, una volta steso, lo hanno colpito con violenti calci e pugni, fino a rompergli una costola, oltre a procurargli un vistoso edema al volto e in altre parti del corpo.

Nicola Caprera è ancora sotto choc, due giorni dopo l’aggressione. Il noto conduttore e ideatore del programma “Gli Inascoltabili“, nonché editore di radio New Sound Level FM90, racconta ai nostri microfoni della vile aggressione subita venerdì 4 marzo in pieno giorno, a pochi passi dall’emittente radiofonica, a Roma, in via Fabrizio Luscino, all’Appio Claudio.

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“Ho pensato di finire come Willy”

“Non mi aspettavo una cosa del genere. Non so come sto, mi fa male tutto, ma sto peggio moralmente che fisicamente. Mi sono sentito violentato, perché non c’è niente che possa giustificare quello che è successo. Sto cercando di capire cosa passa nella testa di due ragazzi, che avranno avuto vent’anni, quando compiono atti di questo genere. No, non trovo nessuna giustificazione”, racconta. “Gente di questo genere non può stare in giro libera. Sono anni che dico che non mi piaceva l’aria che sento girare intorno a me, perché parlo di quello che succede in questa città, specialmente nelle periferie. Ma non posso lasciare il mondo in mano a questa gente. Io non sto zitto, continuo a parlare, continuo a denunciare quello che vedo, quello che succede. Contino a dire che non bisogna girarsi dall’altra parte ma che bisogna denunciare. Io per colpa di gente come questa sono diventato “classista” nel senso buono, nel senso che non sopporto chi si comporta in questo modo. Sono stato aggredito a calci in faccia, nel petto, mentre ero per terra. Questa è diventata una società che premia il furbo e penalizza la persona per bene. Dobbiamo ribellarci a tutto questo. Non può più esserci gente che deve avere paura di non poter dare una carezza ai propri figli. In quel momento io ho pensato: ‘E’ finita’, ho creduto di morire, ho pensato a Willy Monteiro e ho creduto di fare la sua stessa fine”.

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L’intervento dei carabinieri

Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della stazione Roma Cinecittà, che hanno ricostruito l’accaduto. Da quanto ricostruito, Nicola Caprera è stato avvicinato da due individui mentre era al telefono con l’amministratore della radio. I due sconosciuti, entrambi giovani intorno ai 20 anni, lo hanno colpito, spinto a terra e successivamente lo hanno iniziato a colpire con calci e pugni al torace, mentre lo minacciavano di morte.
Da quello che risulta gli uomini dell’Arma, che hanno già avviato l’acquisizione dei video delle telecamere di sorveglianza presenti sul posto, avrebbero anche identificato uno degli aggressori. Nicola è stato trasportato in ambulanza al policlinico Casilino, dove i medici del pronto soccorso gli hanno riscontrato una costola rotta, un edema facciale, oltre a varie ecchimosi ed escoriazioni, per una prognosi provvisoria di 20 giorni. Non si esclude che possa avere altre costole contuse.

Le minacce

“Mi dicevano: ti ammazziamo, te la faremo pagare”, racconta il conduttore. Ma, nonostante le botte e la paura provata, Nicola non si tira indietro. “Io non ho mai fatto a botte in vita mia. Certo, ho discusso e discuto, per difendere le cose giuste, ma l’aggressione è una cosa inaccettabile. Io sono il tipo che discute sulla metro, se vede che i giovani non si alzano per lasciare il posto agli anziani. Se qualcuno getta qualcosa dal finestrino, lo inseguo e gliela ridò, perché non tollero l’inciviltà. Se vedo qualcuno litigare, mi fermo e mi intrometto. Continuerò a denunciare i soprusi, non mi giro dall’altra parte e invito tutti a fare la stessa cosa. Altrimenti il mondo andrà in mano a questi individui. Io chiedo scusa ai miei figli, perché non è questo il mondo che avrei voluto per loro”.

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Il pericolo delle fiction

“Da anni denuncio, anche in radio, il pericolo di serie come Suburra e Gomorra. Con tutto il rispetto che ho per Saviano, i ragazzi vedono queste cose e non discernono la realtà dalla finzione. Io faccio il tifo per i bravi e finita la puntata torno a essere Nicola. Loro no. Non capiscono più cosa sia il bene e cosa il male, quale sia la realtà virtuale e quale la vita di tutti i giorni. Diventa normale picchiare il poliziotto o bruciare una macchina. Non trovi più nessuno che sappia montare una caldaia, ma migliaia che fanno i tiktoker. Non sanno più che per guadagnarsi da vivere bisogna andare a fare lavori veri. Non capiscono che fare il muratore è meglio che fare lo spacciatore. E questo non è che valga solo per i ragazzi di periferia. Povero, periferia e ignorante non è per forza un assioma. Io sono nato in periferia. Mia nonna, che aveva solo la seconda elementare, aveva un portamento elegante come la Regina Elisabetta. Quindi non si tratta di dove nasci, ma di quello che vuoi fare”. 

“So – prosegue il conduttore – che Nicola conta meno della guerra, ma il problema è grosso. Qui abbiamo sempre più episodi violenza”. Nelle ultime 24 ore a  Roma si contano almeno altre 3 aggressioni violente: la prima è un accoltellamento nei confronti di due fratelli, avvenuto da parte di un uomo. La seconda è avvenuta ai danni di due prostitute, che sono state ustionate e rapinate. La terza, invece, riguarda un uomo preso a bastonate

“E’ assurdo che ti spacchino un vetro solo perché non sei partito subito al semaforo”, riprende Nicola. “La scorsa settimana ho subito un brutto incidente, un tamponamento con due testacoda, e non si è fermato nessuno. A me adesso i dolori fisici passeranno, ma il segno che mi porterò dentro no. Ho due figli e il mondo in mano a persone così schifose non voglio lasciarlo”.

“Non mi arrendo”

“Io non sono un eroe. A differenza tra me e Willy è che io sono più forte e quelli che hanno aggredito quel povero ragazzo erano 4. Così io sono riuscito a scappare, lui no. Ma mi hanno picchiato anche mentre scappavo, dicendomi ‘ti ammazzo’. Ti sembra normale? Tutto questo è nato da una discussione con una signora mezz’ora prima dell’aggressione, ma alla fine la donna aveva chiesto scusa. Eppure qualcuno ha voluto farmela pagare. Da questo episodio adesso potranno esserci due reazioni. O nessuno reagirà più, qualsiasi cosa gli faranno, neppure se gli butteranno addosso l’urina. Oppure si inizierà finalmente a tirare su la testa e a reagire, a denunciare, a dire basta”. 

“Sono anni che combatto contro i soprusi e contro il malaffare. Vado nelle scuole a cercare di trasmettere questo mio messaggio. Spero che quello che mi è successo abbia risonanza. Andrò fino in fondo, perché la violenza non si può accettare. Se i valori invece devono essere questi allora ha ragione Putin a voler schiacciare il bottone. Anzi, lo vorrei schiacciare io, perché l’essere umano che mette in cima alla sua scala di valori la violenza non ha ragione di esistere. Se ha sempre ragione il più grosso più cattivo, io in questo mondo non ci voglio più stare”, dice amareggiato. Ma poi lancia un messaggio di speranza. “Ma non mi arrendo. Continuo ad andare avanti e a denunciare. Tanto vinco io. E tutti quelli come me”. 

 

 

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