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Spari al Vaticano: ”Diceva di essere San Michele”, chi è l’uomo fermato dagli agenti

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calci e pugni per mettere a segno una rapina

Roma. L’uomo che nella mattinata di ieri, domenica 19 giugno, è stato protagonista di un vero e proprio inseguimento hollywoodiano è stato identificato dopo il fermo. E la situazione è peggio di quanto si credesse, almeno stando alle testimonianze di chi lo conosce bene. Avevamo già detto qualcosa sulla sua identità: albanese, 39enne con alcuni precedenti per droga. Ma era finita qui.

L’identità del folle conducente: parla la compagna

Ora arriva la testimonianza dell’ex compagna di Erjol Nako, questo il nome dell’individuo che ieri ha seminato il panico per le vie del Centro a Roma, soprattutto nei pressi di San Pietro, costringendo i carabinieri che lo inseguivano anche a sparargli contro (alle ruote) per arrestare la sua folle corsa. Lo spericolato conducente, ricordiamo, durante la sua traversata aveva anche speronato due auto della Polizia che avevano tentato di bloccarlo.

La testimonianza della ex compagna

La sua ex ha colto l’occasione per reiterare il suo messaggio: infatti da tempo la ragazza fa di tutto per convincere il tribunale del suo squilibrio mentale: ”Diceva di essere San Michele Arcangelo e che mi avrebbe tagliato la testa con la spada come ha fatto il santo con il diavolo”, così ha rivelato ad una intervista a Il Messaggero, poi ha continuato: ”Sono cinque anni che mi batto perché venisse riconosciuta la sua pericolosità e il suo squilibrio mentale e il tribunale gli togliesse l’affido dei nostri due bambini – spiega – ma nessuno mi ha dato retta”.

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La denuncia e il terrore della donna

La donna, ex compagna di Erjol, 38enne, di origine sudamericana, aveva già in passato denunciato Nako per maltrattamenti, sul fatto ha dichiarato: «Mi picchiava e una volta mi spinse la testa nel water. Ma per la giustizia non c’erano abbastanza prove poiché non avevo filmato o registrato le sue violenze».

Da quel momento, il terrore si sarebbe impossessato della povera donna: ”Ho preso un cane per difendermi, vado in giro con lo spray al peperoncino e un allarme nella borsetta. Ma ultimamente alle terribili minacce verbali fatte a me e mia madre, aveva sostituito messaggi e email dal contenuto mistico, delirante, farcito di frasi senza senso”.

L’affidamento dei figli

Proprio l’anno scorso, il tribunale dei Minori ha sottoposto sia la donna che l’albanese a una consulenza tecnica per l’affido dei figli. Conclude la donna, riferendosi alla consulenza per l’affido: ”Io la passai, lui la fallì e la Ctu non escluse nel suo caso l’esistenza di una psicopatologia. Eppure dopo un anno non è stata presa alcuna decisione, attesa, così hanno detto ai nostri avvocati, per luglio. Ora spero non ci siano più dubbi”.

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