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Prostitute uccise a Roma, è caccia a chi ha aiutato De Pau: giallo su auto e smartphone

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Ha trascorso un’altra notte in carcere Giandavide De Pau, l’uomo di 51 anni sospettato di essere il killer, l’autore del triplice omicidio che ha sconvolto la Roma ‘bene’, il quartiere Prati.  Lui avrebbe ucciso, accoltellato e lasciato nude tre donne: prima Marta Castano, la 65enne colombiana, poi le due cinesi, trovate senza vita in un appartamento in via Augusto Riboty. Tre donne, che nella vita lavoravano come prostitute, uccise dallo stesso uomo. Da Giandavide De Pau, che in passato è stato autista e guardaspalle del boss Michele Senese. 

Cosa ha detto il killer di Prati 

Il serial killer, che è stato fermato sabato mattina all’alba a casa della mamma in zona Ottavia, continua a dire di non ricordarsi nulla. “Ho vagato per due giorni, camminando e in macchina, senza mangiare, non ricordo bene. Non ero mai stato dalle cinesi, ho preso appuntamento. Non ricordo nulla, sono arrivato in macchina. Pensavo che l’appartamento di via Riboty fosse al pianterreno, non al primo piano. Ho un blackout, c’era tanto sangue. Non ricordo di essere stato in via Durazzo, mi contestate due omicidi, non avrebbe senso negarne un terzo”. Eppure gli inquirenti hanno un sospetto: qualcuno avrebbe potuto aiutare e coprire il ‘Biondo’, così lo chiamavano nel mondo ‘criminale’. In quello della camorra. 

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Qualcuno lo ha aiutato? 

Sui giornali e in televisione non si parlava di altro. Se non dei tre omicidi avvenuti giovedì mattina, tutti a poca distanza l’uno dall’altro: prima forse è stata uccisa Marta Castano, la prostituta di 65 anni che viveva in un appartamento in via Durazzo, poi le due donne cinesi in via Augusto Riboty. Una di loro è stata trovata sul pianerottolo, forse stava scappando. E stava chiedendo aiuto. Tre donne uccise a pochi metri e a poche ore di distanza l’una dall’altra. E proprio per questo, proprio perché se ne parlava ovunque, sembra strano che nessuno abbia notato De Pau. Lui che ha raccontato di aver vagato per 48 ore a piedi per tutta Roma, senza mangiare e dormire. E con i vestiti ancora sporchi di sangue. È possibile? Sembra più verosimile che il 51enne sia stato aiutato, forse qualcuno lo ha coperto. E ha fatto in modo che lui si sbarazzasse dell’arma, che ancora non è stata trovata. 

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Dov’è l’auto? 

Chi indaga, quindi, sta cercando di ripercorrere quelle 48 ore a ritroso. E sta analizzando le telecamere di videosorveglianza: qualcuno ha incontrato De Pau? Gli ha aperto la porta di casa e lo ha aiutato a nascondersi prima di essere scoperto dalla Polizia sabato mattina? Ma il  giallo si infittisce perché l’auto del serial killer, una Toyota, non si trova, manca all’appello. Di quell’auto, con la quale De Pau avrebbe raggiunto prima l’appartamento di Marta Castano, poi quello delle cinesi, non c’è traccia. Il guardaspalle di Senese, suo autista per anni, ha raccontato di aver visto un altro uomo a casa delle cinesi. Ed è proprio lì che lui, per fuggire, avrebbe perso il telefono. 

La fuga 

De Pau, quindi, ha raccontato di essere fuggito via. E di aver vagato per ore a Roma, fino a quando non ha raggiunto il B&B che si trova vicino la stazione Termini. È qui che avrebbe incontrato un’amica cubana, che è diventata poi supertestimone: la donna, infatti, ha raccontato agli inquirenti di aver parlato con il killer e di ritenersi fortunata. Lui aveva ammesso tutto. E si era liberato di quel peso, prima di chiamare la sorella e ‘nascondersi’ a casa della mamma. Lì dove poi è stato trovato sabato mattina all’alba. 

Le indagini, in ogni caso, proseguono, ma il 51enne romano, che ha alle spalle diversi precedenti, è accusato di triplice omicidio aggravato. E chi indaga ora dovrà fare chiarezza: dove si trova l’arma del delitto? E che fine ha fatto la macchina di De Pau? 

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